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Roma ha rappresentato nel corso dei millenni il palcoscenico privilegiato per attività culturali, scientifiche, artistiche e religiose. La sua posizione centrale nel Mediterraneo, i folkloristici usi e costumi, il calore della gente, la capacità di accoglienza e di assimilazione hanno reso l’Urbe capitale indiscussa per ogni cittadino del mondo. Scrittori, pittori, uomini politici e di spettacolo hanno cercato e trovato appagamento nel visitare i suoi capolavori o nel vivere tra i sette colli, come il latino ha conquistato tutti i continenti, magari volgarizzato nei suoi termini dall’imperare della lingua dei “barbari” inglesi.

Ebbene, Roma rappresenta tutto questo, ma non solo. Essa, nel corso della sua storia, ha visto sopraggiungere oltre ai pellegrini e ai viaggiatori anche ricorrenti schiere militari, desiderose di conquista e razzia. I libri sono ricchi e densi di questi drammatici avvenimenti, figli della guerra e dei momenti di crisi, che a prima vista sembrerebbero stonare con i fasti dei Cesari e dei Papi. Invece, anche tali esperienze hanno permesso a Roma, dopo saccheggi e devastazioni, di tornare a primeggiare in fatto di splendore e di cultura.

Mancava una storia incentrata sulla città, vista sotto il profilo guerresco degli invasori, e grazie alle ricerche dell’ambasciatore Alessandro Cortese De Bosis, con il suo “Siamo entrati a Roma” (Pragmatica edizioni), oggi possiamo ammirare uno splendido e inedito affresco dell’Urbe eterna.
L’Accademia dei Lincei, la più antica accademia scientifica del mondo e massima istituzione culturale italiana, nel pomeriggio di lunedì 22 giugno 2009 ha ospitato la presentazione del volume, sommando a sé la centralità della tradizione erudita alla capacità di innovare, attraverso studi aggiornati e dinamici.

La sala era gremita, sapendo raccogliere a sé esponenti della cultura, della ricerca, dell’informazione e del mondo militare. I quattro (più l’autore) relatori hanno colto, ciascuno dal proprio punto di vista, la percezione che Roma offre e quindi la narrazione che l’Autore propone sotto il profilo storico-politico.

Come moderatore ha preso la parola il professor italo-belga Louis Godart, insigne archeologo e responsabile dei beni artistici presso la Presidenza della Repubblica italiana. La sua origine francofona ha contribuito alla multiculturalità della presentazione, attraverso citazioni dei massimi estimatori d’oltralpe del Bel Paese sul significato di Roma per gli stranieri. Tra questi Napoleone Bonaparte e François-René de Chateaubriand, per menzionare solo i più famosi: «Roma è rimasto l’unico sogno proibito degli imperatori».

Attraverso il paragone di Ciampi con De Gaulle, Godart ha voluto ribadire invece l’erroneità del concetto di “morte della Patria”, che nei casi francese e italiano non fu causata dall’esperienza di Vichy o dal dramma dei giorni successivi all’8 settembre. In modo rinnovato, ma anche lineare, la Patria continuò a vivere nelle epopee resistenziali e di liberazione nazionale dei due paesi, garantendo una continuità storica con le rispettive tradizioni.

La parola è poi passata al generale Vincenzo Camporini, attuale capo di Stato Maggiore della Difesa, che ha voluto inquadrare lo spirito romano di integrazione e di tolleranza, testimoniato ancora dalle strade e dagli acquedotti presenti intorno al bacino del Mediterraneo, con l’attualità. Le missioni di pace, a cui partecipano oggi le nostre Forze armate, possono trovare delle somiglianze con i metodi usati all’epoca di Cesare e di Ottaviano.

L’esercito italiano entra a Porta Pia nel 1870

Un accenno alle responsabilità sulla crisi dell’armistizio poi ha introdotto il discorso di Gianni Bisiach, noto giornalista e applaudito autore di numerosi documentari storico-militari per la Rai. Questi prima si è cimentato in un elenco di tutti gli eserciti, che nei millenni hanno varcato le porte di Roma, poi ha fatto una carrellata delle testimonianze raccolte negli anni, tra i protagonisti del biennio 1943-45. Molto significativi i ritratti fatti del generale statunitense Maxwell Taylor, del colonnello tedesco Eugen Dollmann, del generale Giacomo Carboni e del maggiore Raimondo Lanza di Trabia. Nelle parole di Bisiach emergono anche interessanti retroscena, come la risposta di Badoglio in fuga di «arrangiarsi» rivolta alle reiterate richieste di Carboni sull’andamento della difesa della città oppure il prezioso aiuto che Franklin Delano Roosevelt avrebbe chiesto a Cosa Nostra per facilitare lo sbarco e l’avanzata in Sicilia.

Prima della conclusione dell’Autore che ha incentrato la sua descrizione del libro sulla centralità di Roma come sede di Imperatori, Re e Papi e sulla loro reciproca collaborazione o diffidenza, è stata la volta del professore Tommaso di Carpegna Falconieri, che ha curato l’introduzione del volume. Egli si è incentrato sul ruolo civile e quindi meta-politico della storia e della memoria. Le giovani generazioni, spesso accusate di mancanza di valori e interessi, sono per Falconieri il fruitore privilegiato di questa ricerca, densa ma allo stesso tempo facile nella lettura. Ecco quindi che gli studenti, anche stranieri, che rintracciano in Roma un polo internazionale di vita sociale e di cultura, possono attraverso la lettura di questo libro, inquadrare al meglio la funzione cosmopolita dell’Urbe, che passa anche nel rifluire storico dei suoi frequenti assedi e delle sue violente occupazioni.

La presentazione non è stata lunga, anzi la sinteticità dei relatori ha reso ancora più piacevoli all’uditorio le variegate interpretazioni date sul volume “Siamo entrati a Roma”, che rappresenta quindi – non è eccessivo ripeterlo – un necessario e fino ad ora assente ragionamento sulla funzione e importanza che la città ha guadagnato nei millenni e che ancora sono testimoniate dalla diffusione della sua cultura e dalla moltitudine di pellegrini, turisti e viaggiatori che approdano sui moli tiberini del Terzo millennio.